L'equivalenza ricardiana



L’equivalenza ricardiana è un’analisi del comportamento del consumo in risposta alla politica fiscale elaborata da David Ricardo.

Partiamo dall’analisi del bilancio dello Stato : in estrema sintesi le entrate sono rappresentate dalle tasse mentre le uscite dalla spesa pubblica. 

Nel caso in cui la seconda sia superiore alle prime si crea una situazione definita “disavanzo primario”.

Per coprire questo disavanzo lo Stato si indebita tramite l’emissione di titoli di Stato che obbligano, dopo un certo periodo di debito, a ripagare il debito più gli interesse sul debito, i quali rappresentano una nuova spesa e quindi contribuiscono a generare nuovo deficit

Questa situazione nel lungo termine è insostenibile e può portare anche al collasso. Per questo, nel lungo periodo, i conti pubblici devono essere in pareggio
Questo assunto prende il nome di vincolo intertemporale formalmente enunciato come :


              ∑Gt(1+i)t=Tt(1+i)t

(sommatorie per k che va da 0 a infinito)


Per introdurre l’equivalenza ricardiana è ora necessario analizzare il comportamento degli individui riguardo ai loro redditi. 
Secondo l’orientamento classico gli individui formulano le proprie scelte in funzione del loro reddito corrente. In questo contesto la politica fiscale è certamente efficace perché se si attua una politica fiscale espansiva oggi, il reddito corrente aumenterà e questo spingerà gli individui a consumare di più.
Un altro orientamento prevede però che gli individui formulino le loro scelte in base non al reddito corrente, ma al cosiddetto reddito permanente, vale a dire la media dei loro redditi futuri e presenti. 
In base a questa assunzione ad una politica fiscale espansiva oggi, dovrà necessariamente corrispondere una politica restrittiva domani a causa del vincolo intertemporale, così che il reddito permanente degli individui rimarrà lo stesso e le scelte di consumo rimarranno invariate. Questo è possibile perché gli individui, secondo Ricardo, internalizzano il vincolo di bilancio dello Stato e quindi una politica fiscale espansiva oggi è equivalente, per quanto riguarda i profili di spesa e consumi essere tassati di più oggi o di più domani o viceversa.
In realtà questa teoria ha diversi limiti :
  • -  primo su tutti il fattore temporale : nell’enunciare il vincolo intertemporale dello Stato noi assumiamo una sua vita infinta (o per lo meno tendente a questo valore). L’orizzonte temporale degli individui è invece molto più limitato. Perciò può accadere che ad una diminuzione della tassazione oggi corrisponda un aumento della tassazione in un futuro all’infuori dell’orizzonte temporale degli individui.
  • -  In secondo luogo l’equivalenza non tiene conto dell’immigrazione : parte dell’incremento futuro della tassazione (causato da un riduzione odierna) potrebbe essere pagato da individui che oggi non hanno beneficiato della riduzione, quindi essere spalmato su più individui e perciò avere un effetto negativo minore dell’effetto positivo.
  • -  I vincoli di liquidità sono un altro elemento a sfavore della tesi di equivalenza ricardiana. In presenza di mercati perfetti, un soggetto che si aspetta un aumento dei suoi redditi futuri potrebbe decidere di prendere a prestito una certa somma di denaro oggi e ripagarla in futuro quando avrà un reddito più alto, così da avere effettivamente un reddito corrente pari al suo reddito permanente. In realtà questa operazione non è sempre possibile, in quanto esistono dei vincoli di liquidità che non permettono di ottenere a prestito sempre le somme richieste.
  • -  Inoltre è possibile dimostrare che l’equivalenza ricardiana non è efficace in un sistema di tassazione proporzionale al reddito, ma solo in un sistema di tassazione fisso per ogni fascia di reddito.
  • -  Infine è bene sottolineare come un aumento della tassazione oggi non debba essere necessariamente finanziato in futuro da una diminuzione della stessa ( o viceversa) ma potrebbe essere compensato da un aumento (riduzione) della spesa pubblica.

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